Terza età
Ad un certo momento della vita divengono innegabili alcuni cambiamenti che si verificano a due livelli principali.
L’immagine di sé e del proprio corpo iniziano a distanziarsi da ciò che si è sperimentato fino ad allora e la mente viene percepita come maggiormente fragile nelle dimenticanze, nel calo di attenzione, nelle difficoltà di ragionamento. Spesso l’anziano percepisce di non essere più utile, di sentirsi di peso o dipendente dai propri familiari. Frequentemente il lutto di un coniuge, una malattia o semplicemente la perdita di un’autonomia, congiuntamente alla percezione del proprio stato presente, dispongono il soggetto a uno stato depressivo o, in generale, a vissuti emotivi negativi. Lo scorrere del tempo nella terza età a volte viene avvertito come un affanno, un fardello da portare sulle spalle.
In questi casi la terapia individuale comporterebbe un rilancio del valore della propria esistenza, in relazione alla messa in parola e, dunque, in forma della propria esperienza di vita e alla saggezza acquisita negli anni.
L’obiettivo diviene quello di sostenere il soggetto su ciò che di vitale ancora pulsa nella propria interiorità, accanto al supporto rispetto alle problematiche che incontra.
Nel caso in cui il decadimento cognitivo sopraggiunga in maniera chiara e venga percepito come limitante dal soggetto o dai familiari è possibile seguire un percorso di stimolazione cognitiva, volto a potenziare le abilità cognitive residue attraverso attività mirate, finalizzate a rallentare la progressione di tale involuzione, sempre congiuntamente alla presa in carico psicologica ed emotiva.